Il cheratocono è una alterazione della cornea caratterizzato da una ectasia (sfiancamento) che comporta la comparsa di un astigmatismo irregolare con riduzione della capacità visiva. Può essere stabile o progressivo. Non si conosce ancora la causa ma è probabile che su una predisposizione genetica altri fattori, come ad esempio lo sfregamento degli occhi, possano favorirne la manifestazione e la progressione: questo spiegherebbe il fatto che non sempre sono presenti altri famigliari affetti, che non sono rare forme che si mantengono stabili per tutta la vita o addirittura con una diversa progressione nei due occhi della stessa persona (Rabinowitz 1998). Il trattamento, se possiamo riassumerlo semplicemente, è mirato a fare vedere la persona affetta dal cheratocono in un modo adeguato alle sue esigenze. Nella fasi iniziale può essere corretto con l’occhiale ma se il cheratocono progredisce, l’astigmatismo irregolare risultata correggibile solo con l’applicazione della lente a contatto. Non è mai stato dimostrato che la lente a contatto possa frenare l’evoluzione del cheratocono, al contrario il suo utilizzo sconsiderato può comportare la formazione di una opacità superficiale. Nel cheratocono che dimostra una progressione oggi si ricorre al trattamento di cross-linking. Questo trattamento sfrutta i raggi UV associati alla istillazione della riboflavina per “irrigidire “il tessuto corneale e prevenire la progressione. Il trattamento è indicato nei giovani che hanno una buona capacità visiva mentre non è di solito indicato negli adulti perché il cheratocono spontaneamente arresta la sua progressione fra i 30 e i 40 anni. Nel giovane con un cheratocono in progressione, con una scarsa capacità visiva e intolleranza accertata ad ogni tipo di lente a contatto, ha poco senso fare il cross-linking, che non è in grado di migliore in modo significativo la vista. In questo casi conviene indirizzarsi direttamente verso l’ intervento chirurgico. Il trapianto di cornea (cheratoplastica) è l’intervento risolutivo che consiste nella sostituzione della parte centrale della cornea. Non è mai una procedura urgente perché il rischio di perforazione nel cheratocono è bassissimo ed i pochi casi riportati in letteratura avevano spesso una causa associata (traumi, infezioni). E’ indicato quando la capacità visiva non è più adeguata alle esigenze. Può quindi succedere di operare un paziente con un cheratocono non evoluto ma che non tollera la lente a contatto e non vede a sufficienza con l’occhiale come al contrario non operare una persona con una forma evoluta che vede bene e tollera la lente a contatto. La cheratoplastica può essere a tutto spessore (cheratoplastica perforante) o parziale (cheratoplastica lamellare). I risultati dei due interventi sono sovrapponibile ma oggi si tende a preferire, quando possibile, la cheratoplastica lamellare perché si risparmia lo strato più profondo della cornea, Descemet/endotelio, riducendo così ulteriormente il rischio di rigetto.
L’ impianto di anelli intrastromali è un intervento meno invasivo della cheratoplastica e consiste nell’inserire dei piccoli segmenti di materiale plastico, inerti, nello spessore della cornea. Lo scopo di questa procedura è quello di regolarizzare lo sfiancamento del cheratocono e renderlo più correggibile con l’occhiale; a volte rendere meglio tollerabile la lente a contatto. Può essere indicato nelle forme non evolute che non tollerano la lente a contatto; il risultato visivo non è però prevedibile. In compenso l’intervento è reversibile e i segmenti possono essere rimossi se disturbassero o non avessero dato il risultato desiderato.
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