La coltura delle cellule staminali background

La coltura delle cellule staminali ha inizi non così lontani.

Nel 1975 Rheinwald e Green, due biologi americani del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, pubblicavano nella prestigiosa rivista Cell un lavoro in cui dimostravano la possibilità di coltivare cellule staminali dell’epidermide in opportune condizioni controllate (Reinwald and Green 1975). Nove anni dopo Gallico, un chirurgo plastico americano della Division Plastic Surgery di Boston, in collaborazione con l’ideatore della procedura, Howard Green, eseguiva con successo i primi due innesti di epidermide coltivata in due gravissimi ustionati (Gallico 1984).

L’intervento di innesto di cellule staminali limbari coltivate. Paziente con deficit limbare secondario a ustione e opacità stromale (freccia rossa). Si intravedono i bordi (frecce bianche) di un precedente trapianto di cornea fallito per la mancanza delle cellule staminali limbari.

L’intervento di innesto di cellule staminali limbari coltivate. Dopo l’innesto delle cellule staminali l’epitelio corneale appare in buona salute, riconoscibile dalla mancanza di neovasi. Permane l’opacità profonda che andrà trattata con un trapianto di cornea tradizionale.

L’intervento di innesto di cellule staminali limbari coltivate. Dopo il trapianto di cornea la trasparenza è perfetta e l’epitelio si mantiene stabile grazie alle cellule staminali precedentemente innestate.

Dopo questi primi interventi la metodica ha trovato conferma ed oggi la procedura di innestare epidermide coltivata è entrata nella routine nel trattamento delle ustioni e nel trattamento di altre malattie della pelle che richiedono la ricostruzione di vaste aree di cute (De Luca 2006 ).